Ricordo che la prima volta che andai a Pedra Longa, ancor prima di ammirare la splendida costa dissi: "voglio salire lassù" indicando Cuccuru Mannu e Su Mulone, "...e anche lì" indicando Punta Giradili. Dopo tanto tempo posso mettere una spunta su quest'ultima vetta.
L'occasione si è presentata durante una breve vacanza con campo al Golgo, tuttavia non ero interessato a raggiungere Punta Giradili dall'alto, mi intrigava invece l'idea di partire da Pedra Longa, percorrere la cengia e infine dirigermi verso la vetta (in pratica il primo tratto del Selvaggio Blu).
Convinti due amici partiamo la mattina, confortati da una brezza sostenuta che mitiga il sole caldo di fine aprile. Sebbene in un primo momento il vento ristoratore sia piacevole, non tarderemo a maledirlo quando ci renderà instabile il passo mentre percorreremo un tratto un po' esposto della cengia. Per questo motivo mi sento di consigliare, soprattutto ai non esperti, di evitare questo percorso in presenza di vento forte.
Il primo tratto di sentiero, ben evidente, è di facile percorrenza (a parte un piccolo smottamento proprio dopo la partenza che ha ridotto la mulattiera) e camminiamo con molta tranquillità ammirando i colori del mare e la sinuosità della costa. Lasciamo sulla destra il bivio per la spiaggia di Forrola, proseguiamo per quasi un chilometro prima di prendere a sinistra un sentiero verso Funtana Baus. Qui superiamo alcune suggestive pozze d'acqua (che immagino andranno in secca a inizio estate), e continuiamo a salire con una buona pendenza fino alla base del massiccio roccioso che seguiremo per buona parte del tragitto. Il sentiero non è sempre evidentissimo, sebbene i segni azzurri del Selvaggio Blu ed alcuni omini aiutino nei passaggi meno evidenti.
Passiamo alcuni punti suggestivi presso i quali ci fermiamo per qualche foto e per riprendere fiato: prima una cavità nella roccia che inizialmente abbiamo scambiato per l'ingresso di una grotta, poco dopo un passaggio tra due grandi massi appoggiati l'uno sull'altro, poi la vista si apre sulla vallata che separa la nostra cengia dalle alte pareti di Argennas.
Più avanti il sentiero è sostenuto da un muro d'appoggio e poco dopo si incontra un piccolo cancello che ci porta verso la fine della cengia e nella parte più panoramica. In questo tratto è inevitabile girarsi di continuo per godere della meravigliosa vista, passiamo sotto una parete spiovente, dove troviamo una piccola vasca per la raccolta d'acqua da stillicidio, poi proseguendo la salita arriviamo finalmente all'ovile Us Piggius e facciamo tappa pranzo.
Prendiamo un breve tratto di strada sterrata che lasciamo dopo qualche centinaia di metri per imboccare un sentiero sulla destra che, sebbene sia evidente nel primo tratto, sparisce appena si inizia a salire verso la punta. Da qui il percorso è affidato completamente agli omini di pietra che ci guideranno fin sopra Punta Giradili. In questo tratto è spesso difficile camminare su acuminati speroni di roccia, occorre calzare buoni scarponi ed avere passo sicuro. Una volta arrivati in vetta ed attraversato lo stretto passaggio che porta alla sezione più ad Est del promontorio la vista è impagabile. Se si ha la fortuna di non essere circondati da altri escursionisti ci si può concedere un po' di tempo in contemplativo silenzio.
Poiché il percorso di rientro è il medesimo dell'andata decido di interrompere la traccia, è un'errore. Non so come, per un breve tratto, abbiamo seguito un percorso leggermente diverso. Considerando che in discesa abbiamo seguito i segni blu, devo supporre che in qualche punto della salita abbiamo deviato (immagino di pochissimo) dal sentiero ufficiale.
Durante la fase di rientro ci rendiamo conto di quanto la differenza di luce tra mattina e pomeriggio possa cambiare il paesaggio, possiamo godere di sensazioni nuove, il colore del mare è passato dal blu turchese ad una sfumatura più intensa, le pareti che prima erano in ombra ora sono illuminate e scaldate dal sole. Ci fermiamo ad ammirare alcuni climber che salgono pareti verticali in questo che è il regno dell'arrampicata in Sardegna. Facendo attenzione ai tratti di sentiero scivolosi costituiti da pietraie, scendiamo fino al mare pienamente soddisfatti di un'altra giornata meravigliosa.
Alcune osservazioni di carattere generale:
Non concordo con la classificazione "E" data a questo percorso dalla maggior parte delle fonti. Soprattutto nelle descrizioni delle tappe del Selvaggio Blu alla prima si dà difficoltà escursionistica. Per quanto mi riguarda la classificazione dovrebbe essere EE quantomeno per la presenza di alcuni tratti un po' esposti (anche se non difficili), per i sentieri non segnati, per la complessità dell'ultima parte su roccia in prossimità della vetta.
Come in tutti i percorsi del Supramonte consiglio di portare molta acqua, non meno di due litri, ma arriverei a tre in periodo caldo.
La vegetazione è prevalentemente costituita da macchia mediterranea, solo qualche carrubo nella prima parte del percorso e qualche ginepro o sperone di roccia più in alto, concedono ombra ristoratrice. Meglio quindi evitare i mesi caldi.
TRACCIATO DEL PERCORSO
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