Cammino Minerario di S.Barbara - 7^ tappa "+" (Montevecchio-Gonnosfanadiga)

Questa tappa del CMSB è stata fino ad ora la meno entusiasmante dal punto di vista naturalistico a causa dei lunghi tratti d'asfalto (9,5km su un totale di 22,3). Nonostante ciò alcuni spunti di sicuro interesse evitano di declassare il percorso ad una semplice tappa di collegamento tra i cantieri di Montevecchio e i monti di Villacidro. Per la verità questa parte del cammino imporrebbe una visita ai paesi di Guspini ed Arbus, ma abbiamo evitato le soste preferendo allungare il percorso fino a Gonnosfanadiga per limitare a questa giornata i lunghi tratti su strada.

Iniziamo a camminare dal Museo Minerario di Montevecchio, prendendo un sentiero che dall'abitato ci porta al sito minerario di S.Antonio, il cui omonimo pozzo, scavato a partire dal 1872, raggiunse negli anni la profondità di 600m  contando fino a 19 livelli. Questo è forse il sito più importante del Cantiere di Levante, anche per la sua pregevole architettura. A monte si scorge il Pozzo Sartori del Cantiere di Mezzana (costruito 70 anni dopo) che ha un aspetto più moderno e meno affascinante.

Un piccolo tratto d'asfalto ci porta alle ultime abitazioni del borgo, oltre le quali prendiamo un piacevole sentiero verso Serra Orbadas. La bassa vegetazione ci consente di notare diversi edifici in rovina, sicuramente anch'essi un tempo asserviti alla miniera, poi passato l'ovile "Casa Ortu" la macchia mediterranea lascia spazio ad un breve tratto boscoso fino al torrente Roia sa Figu, passato il quale inizia la sterrata che ci porterà a Guspini. Attraversiamo tutto il paese, forse pentendoci di non essere passati sotto i famosi basalti colonnari che tuttavia avevamo già ammirato in precedenza, e usciamo in località Sa Tella. Un'ampia proprietà recintata con decine di rottami di vecchie biciclette ci incuriosisce, l'ingresso riporta la scritta in ferro "Buon giorno - Il giardino Museo", il cancello e chiuso e ci ripromettiamo di scoprire in futuro di che si tratta.

Prendiamo un bel sentiero che attraversa un bosco di querce da sughero e una grande vasca antincendio popolata da banchi di pesci rossi ci fa sorridere. La vegetazione si dirada e la sterrata si fa più ampia fino a condurci a Perda Niedda nella periferia di Arbus. Non entriamo in paese e prendiamo la strada asfaltata di Barratzu seguendo la quale, ossessionati da i tanti cartelli "zona avvelenata", arriviamo alla tomba dei giganti di San Cosimo.

Risalente al XV secolo a.C. l'edificio funerario dà bella mostra di sé, incorniciato da un ampio cerchio di blocchi granitici che accoglie come un abbraccio le anime dei nostri avi e i visitatori che passano per questo splendido sito archeologico. Il corpo tombale lungo più di 22m è uno tra i meglio conservati dell'isola e la sua maestosità conferisce al paesaggio un'aura di magia ancestrale.

Ripreso il percorso tentiamo di guadare il Flumini Bellu, ma la portata non ce lo consente e dobbiamo rassegnarci a raggiungere la SP67 che abbandoniamo appena possibile per spostarci su una strada sterrata secondaria e riprendere poco dopo l'asfalto che ci porterà all'arrivo per la meritata birra.



>>TRACCIATO DEL PECORSO<<

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