Grighine - Trekking tra le pale eoliche

Considerata l’attualità e l’opinione diffusa e giustificata sul forte impatto che la speculazione energetica potrebbe avere sull’ambiente della Sardegna, abbiamo voluto renderci conto degli effetti sulla nostra vita da escursionisti. Con due amici abbiamo pertanto deciso di seguire un percorso ad anello sul Monte Grighine.


Prima ancora di descrivere le sensazioni e i contrasti, inizio col dire che è un’esperienza che consiglio a tutti. Non dovrete aspettarvi un rilassante trekking nella natura incontaminata, ma neanche di intraprendere un viaggio all’inferno. L’ambiente del Monte Grighine, nella parte percorsa da noi,  è caratterizzato da brevi tratti di vecchio bosco e da più estese aree di rimboschimento solo a tratti ben riuscite e dalla vegetazione varia. Immagino che i nuovi alberi siano coevi ai ben più alti piloni metallici e che abbiano costituito una sorta di risarcimento a madre natura, valuterete voi se sufficiente.


Raggiungiamo il punto di partenza da Siamanna e parcheggiamo alla fine della strada asfaltata in prossimità del cancello di accesso al cantiere forestale “Grighini”. Già da qui si vedono, non troppo lontane, una ventina di pale eoliche. Incuriositi ci avviamo all’inizio dell’anello e incontriamo l’indicazione per la “località turistica Sa Cora is Ortus”, non ci aspettiamo meraviglie ma poco più avanti ci troviamo a seguire il torrente che vediamo scorrere in basso alla nostra destra e che tiene ben floridi diversi alberi da frutta.


Proseguendo sulla sterrata raggiungiamo un rifugio della Forestale e da qui ci addentriamo in un bel bosco in direzione della sorgente di Mitza Canalis. E’ un tratto molto piacevole tra begli alberi, ponticelli sul fiume, aree picnic, fontane e il rumore dell’acqua. Ci chiediamo perché dei tanti barbecue costruiti qui attorno nessuno sembra mai essere stato usato, pare anzi che stiano crollando ancor prima di diventare utili. Forse la risposta è in ciò che troveremo più avanti, ci eravamo dimenticati per un attimo delle pale eoliche, e solo un rumore di trattore e strane ombre che si muovono veloci nella vegetazione ci riportano alla realtà. 


Seguiamo un breve sentiero a salire passando per una suggestiva cascatella, il bosco sparisce lasciando spazio alla macchia da cui spuntano le più vicine pale eoliche. Continuiamo a salire fino a ritrovarci sotto la prima grande ventola. Devo ammettere di essere rimasto affascinato dalla grandezza delle strutture e dal loro movimento, lo sguardo correva ipnotizzato verso l’alto e le grandi pale sembravano precipitarci incontro per poi risalire come giostre. Sparito il sentiero seguiamo una strada cementata rendendoci conto sempre più dell’estensione del parco eolico (almeno 43 turbine da quel che abbiamo visto). Quelli che prima ci sembravano rumori di trattore sono invece i suoni del movimento dei motori dell’impianto e diventano tanto più forti man mano che ci si avvicina. Passiamo sotto una serie di piloni ed uno dopo l’altro la sensazione di oppressione aumenta, tanto che mi trovo a disagio a causa  dell’ombra delle pale che sembra tagliare a intervalli ritmici il mio cammino. 


Passata la curiosità ci allontaniamo finalmente dai generatori ed arriviamo alla vedetta Truzzulla dalla quale ripartiamo subito dopo aver salutato la guardia, per poi fermarci al pinnetu poco più avanti per sgranocchiare qualcosa. Iniziamo da qui una discesa per la verità un po’ monotona tutta su sterrata. Chiudiamo l’anello abbastanza velocemente, soddisfatti e non troppo stanchi. Il percorso è semplice e adatto a tutti, l’impatto non è quello di una classica escursione nella natura ma il suo pregio è legato alla particolare esperienza ed alla consapevolezza dell’impatto che un’installazione simile ha sui territori incontaminati. 


Lascio alla sensibilità di ognuno il giudizio sull'opportunità di realizzare opere simili in contesti naturali che potrebbero avere destinazioni diverse. Mi limito a raccontare la sensazione che ho provato nel traslare con la fantasia questo parco eolico fino a casa mia. Ho immaginato una successione di generatori sul Montiferru che parte da Su Pischinale e corre lungo i muri a secco del confine tra Cuglieri e Santu Lussurgiu, passando per Monte Urtigu, Sa Soladiga, Straderis, Monte Entu e Monte Pertusu, ho avuto un brivido istantaneo di terrore ed ancora a pensarci provo fastidio. Confido nel buon senso di chi deve prendere le decisioni e nel fatto che le nostre escursioni possano continuare ad essere "wild".


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