Montiferru di Cuglieri - S'Istrampu 'e Massabari, Sa Tressarza ‘e Cambitta

 C'è sempre un luogo del cuore per noi escursionisti e spesso, come nel mio caso, esso coincide col territorio d'origine. Sono stato quindi ben felice di accettare l'invito del CAI - Sezione Eleonora (OR) ad un bellissimo trekking sul Montiferru. Si tratta di una variante di alcuni tracciati già descritti, ma allo stesso tempo il percorso è molto diverso sia dal lato paesaggistico sia da quello emotivo, ciò soprattutto a causa della devastazione che l'incendio del luglio 2021 ha lasciato dietro di sé. Chi volesse fare un viaggio virtuale sui sentieri del Montiferru prima e dopo la trasformazione ambientale causata dal fuoco può leggere le descrizioni su questo blog di due diversi trek di qualche tempo fa: il primo "dal mare alle vette del Montiferru", e il secondo "Badde Urbara / Elighes Uttiosos". Dopo aver viaggiato con la mente si può vedere poi il video accessibile cliccando [QUI] la cui realizzazione mi è costata più di qualche lacrima.

Il percorso proposto dal CAI per la giornata odierna consente di fare un viaggio reale partendo dai boschi non intaccati dai roghi per poi attraversare in fase di rientro una vallata in cui la desolazione degli alberi inceneriti non può essere mitigata dal verde dei nuovi germogli. Nel tragitto visiteremo alcune delle perle che rendono speciale ed emozionante il nostro territorio.

Si parte dalla località Ristigheddu, attraversando il primo tratto di bosco ci rendiamo subito conto dell'abbondanza d'acqua che ci accompagnerà per tutta la giornata. Il terreno su cui camminiamo è coperto di rivoli d'acqua che in alcuni tratti si trasformano quasi in torrenti. Sebbene non ci sia nessuna difficoltà nel procedere, qualche calzino bagnato è da mettere in conto. Il morale è alto e le chiacchiere allegre mentre si sale a Sa Giaga 'e Monte Tinzosu per godere di un primo punto panoramico e per sentire dalla nostra guida la descrizione del percorso che seguiremo e qualche informazione su aspetti geologici e storici riguardanti la formazione del complesso vulcanico e gli insediamenti di pastori e carbonai che animavano questi luoghi.

Ancora un bel tratto di bosco ci porta all'inizio dell’anello e a Sa Domo 'e su Fruschiu, un edificio in rovina composto di due ambienti, probabilmente appoggio per chi lavorava in montagna (forse carbonai) o deposito per prodotti e attrezzature. Alcuni ne attribuiscono la costruzione a vecchi ordini monastici che operavano nel territorio nel XVII secolo. Passato un piccolo guado del Riu s'Abba Lughida iniziamo a scorgere in lontananza il più grande tra i dicchi vulcanici che andremo a visitare, ma per aumentare la nostra curiosità ci avviciniamo prima ad una conformazione più piccola. In prossimità di un vecchio deposito d'acqua teniamo la destra e con un po' d'attenzione nei passaggi su roccia scivolosa raggiungiamo una piccola parete basaltica verticale appoggiata a rocce di diversa conformazione e dalla forma a fungo. 

I dicchi vulcanici si formano grazie al passaggio della lava attraverso le fratture della camera magmatica generate dalla pressione. Il "riempimento" di queste fessurazioni (spesso verticali) da parte del magma che si solidifica rapidamente e l'erosione che nei millenni elimina gli strati di roccia esterna preesistente, lasciano scoperti monoliti verticali dal fascino misterioso.  Un magnifico esempio è costituito da Sa Tressarza 'e Cambitta, un maestoso dicco che raggiungiamo con una breve deviazione dal sentiero. Le sezioni geometriche leggibili sulla parete verticale ricordano i basalti colonnari di Cabu Nieddu, e le fonoliti "sfogliate" tutto attorno testimoniano lo scorrere delle ere geologiche. Varrebbe la pena di seguire questo percorso anche solo per ammirare questo sito.

Continuiamo a salire su tratti di bosco e macchia ammirando ad ovest bellissimi scorci della costa che ci obbligano a qualche pausa fotografica, poi arriviamo a su Crabile 'e Micheli Beccu: un vecchio ovile, di cui rimane solo un cerchio di pietra, anticamente utilizzato come riparo dai pastori. E' un ottimo punto per la pausa pranzo e per godere di un po' di sole che mitiga il vento pungente. Da qui iniziamo a renderci conto della devastazione causata dal fuoco e affacciandoci al punto panoramico verso valle possiamo anche vedere come l'incendio abbia attraversato questo versante per arrivare al paese.

Ripresi gli zaini ci addentriamo nella vallata di Sa Chea 'e s'Elba e camminiamo tra gli scheletri di lecci e corbezzoli calpestando i nuovi cespugli di erica e divincolandoci dalla salsapariglia che sta colonizzando i resti del bosco bruciato. Seguiamo dall'alto le anse del Riu sa Chidonza e ci fermiamo di fronte ad una grande parete rocciosa per testare le proprietà musicali della fonolite con le nostre urla. L'eco che ci viene restituita si confonde un po' col rumore dell'acqua ma siamo soddisfatti. Proseguiamo su una ripida discesa resa insidiosa dall'umidità, con cautela e qualche culata arriviamo in fondo e facciamo un'altra deviazione per raggiungere la cascata de s'Istrampu 'e Massabari. Le forti piogge dei giorni passati hanno caricato il salto che è comunque perenne e visitabile anche nei mesi caldi. Dobbiamo cambiare sponda per ammirare questa perla del Montiferru, ma la piena ci rende più difficile il passaggio. Restiamo per un po' e dopo molti scatti, con le facce felici riprendiamo soddisfatti il cammino su quella che fino a poco tempo fa era una comoda carrareccia ed ora è un alternarsi di massi e fossi a causa della violenza dell'acqua non più frenata dai boschi che fino allo scorso anno proteggevano questo versante. 

Arriviamo ai guadi di s'Iscameddu e s'Ainu e considerata la portata d'acqua abbiamo la conferma dei mutamenti all'assetto idrogeologico del territorio che l'incendio ha causato e continuerà a causare. Passiamo comunque con agilità e riprendiamo l'ultimo tratto a bastone che ci porterà all'arrivo. E' l'ora delle chiacchiere, del relax e dei piani per il rientro a casa, raggiungiamo le auto ma prima di salutarci non possiamo rinunciare ad una buona birra a Cuglieri. 

Grazie alla sezione Eleonora del CAI per la bella giornata e per aver fatto conoscere le mie montagne ai nuovi amici e grazie a Marco Solinas per le fotografie più belle di questo post e per averci accompagnati, alla prossima uscita.


TRACCIATO DEL PERCORSO


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