Sa Giuntura - Pischina Urtaddala - Nuraghe Gorropu - Nuraghe Mereu

 L'ultima volta che passai a Sa Giuntura fu per attraversare il canyon di Gorropu in "versione integrale", ma fino ad oggi ho desiderato tornare per scoprire alcuni dei gioielli imperdibili del Supramonte di Urzulei e di Orgosolo e finalmente sono riuscito.

La partenza è dalla località Sedda Arbaccas, a chi volesse seguire questo percorso consiglio di evitare auto troppo basse a causa di alcuni punti in cui la sterrata per l'avvicinamento è abbastanza dissestata, tuttavia non è necessario il fuoristrada.

La traccia parte seguendo il sentiero CAI 502 e mi regala subito due spot di assoluto rilievo: il tasso monumentale in località Sa Carcara e la tomba dei giganti che prende il nome dalla medesima località. Quest'ultima risale circa al 1500 a.C. e si conserva ancora in buono stato sebbene abbia perso la copertura. 

Poco più avanti si incontra la deviazione per Pischina Urtaddala (CAI 502b), il tratto in discesa, che percorro a bastone, conduce ad un luogo magico: un laghetto alimentato dal riu Orbisi e da stillicidio e infiltrazioni nel calcare che mantengono viva la pozza anche in assenza di piogge. Il lago è tenuto nascosto da una "grotta", o meglio da una dolina, che lo rende suggestivo e quasi fatato.

Tornato al bivio riprendo il sentiero 502 verso su Schinale s'Arraiga, la dorsale che si è formata con millenni di erosione tra il rio Flumineddu e il rio Orbisi che hanno scavato profondi canyon nel calcare del Supramonte. Sulla parete destra della Codula Orbisi si può ammirare la cascata di Su Cunnu e S'Ebba, che in periodo di piena fa un salto di 50 metri per alimentare il torrente sottostante e in periodi di bassa portata è il regno dei torrentisti che percorrono la Grotta Donini.

Con il sentiero poco evidente ma obbligato seguo gli omini che mi portano fino a Sa Giuntura, spettacolare punto d'incontro tra riu Orbisi e riu Titione che confluiscono nel Flumineddu. È proprio questa "giunzione" dei tre fiumi che dà il nome alla località. Qui l'acqua ha scavato lame orizzontali di roccia sulle pareti del canyon e possiamo solo immaginare la potenza dell'acqua nel punto di confluenza, soprattutto nei momenti in cui la cascata ha la portata massima.

Continuo fino a dove è consentito arrivare senza attrezzature e con un po' di nostalgia osservo la catena e il punto di calata che danno l'accesso a Gorropu e che avevo utilizzato in passato, poi mi volto e prendo la via opposta per continuare l'anello. Risalgo la dorsale tra il Titione e il Flumineddu, il sentiero CAI passerebbe sul letto del torrente, leggermente a ovest, ma il sentiero che seguo è ben segnato da grossi omini ed è decisamente agevole e con un buon tratto di salita mi porta al Nuraghe Presethu Tortu (più noto come nuraghe Gorropu). 

Poiché dal sentiero il nuraghe non è visibile faccio un passaggio a vuoto e devo poi tornare indietro per trovarlo, per questo motivo nella traccia pubblicata di seguito sono presenti tratti evitabili di "va e vieni". Il sito è assolutamente imperdibile, sebbene l'interno della torre non sia visitabile a causa dei crolli, la parte esterna è ben conservata e si può salire in cima per ammirare un paesaggio mozzafiato. Mi concedo qui una pausa pranzo per godere appieno del panorama, poi rientro nel bosco di Sas Baddes per raggiungere nuraghe Mereu che ho già scorto da lontano. 

Questo tratto di bosco è meraviglioso, in alcuni punti sembra quasi che alti lecci abbiano parassitato vecchi ginepri di cui rimangono scheletri esausti. Alcuni alberi dal tronco torto si mettono in mostra e più avanti i lecci si fanno sempre più imponenti. Passo per i cuili di Presethu Tortu e per l'omonima tomba dei giganti di cui si intuisce soltanto la struttura. Bisognerebbe fermarsi un po' di più in questo luogo per esplorare i dintorni e il bosco circostante, ma il tempo è poco e proseguo per nuraghe Mereu che raggiungo in poco tempo. 

Sebbene le due torri laterali siano crollate, l'interno della torre principale a tholos è visitabile e molto bello, si intuisce che è stata oggetto di restauro conservativo. Ancora una volta si può godere di una vista che non stanca mai, ma dopo qualche minuto bisogna riprendere la via del rientro. Decido di ripercorrere a bastone il tratto dal nuraghe a Presethu Tortu, anche se si potrebbe seguire una via poco distante, ed arrivo all'inizio della discesa che porta al letto del Flumineddu.

In questo tratto si può scegliere se percorrere la cengia di Su Undalinu o prendere un sentiero che allarga leggermente passando sotto cengia, io ho evitato la parte più alta (sebbene probabilmente più spettacolare) per scegliere quella più comoda. La discesa è comunque ripida e bisogna prestare molta attenzione per non scivolare. Arrivati alla codula del Flumineddu si percorre un tratto brevissimo passando tra gli enormi massi portati dalla violenza dell'acqua e si risale sul versante opposto (destra orografica). 

L'attacco è segnato da alcuni omini senza i quali sarebbe difficile intuire i punti di risalita (bisogna sempre avere una buona traccia), la salita da qui è abbastanza impegnativa, si passa tra piccole pietraie, lecci monumentali, una iscala 'e fustes, fino ad arrivare a Su Vadu 'e Troccari. Da qui si raggiunge subito il bivio per Pischina Urtaddala che ho seguito all'andata,  riprendo col sorriso il sentiero per Sedda Arbaccas, accompagnato da maialini, capre e asinelli che ignorano il mio passaggio, arrivo contento e soddisfatto all'auto.

È stata una giornata meravigliosa e consiglio fortemente questo percorso, devo però segnalare che la discesa da Su Undalinu e la risalita dal Flumineddu fino all'arrivo sono abbastanza impegnative sebbene non presentino difficoltà tecniche rilevanti. Solo per questo ho classificato il percorso come EE. Buon divertimento.


TRACCIATO DEL PERCORSO



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