S. Antioco - Da Torre Cannai a Cala Sapone
Passato il periodo del grande caldo estivo inizia la nuova stagione escursionistica. Per ritrovare l'agilità, considerato che ancora il sole picchia forte, iniziamo con un'uscita semplice ma suggestiva sull'Isola di S. Antioco. Partiamo da Turri ed arriveremo a Cala Sapone, quindi lasciamo un'auto per la staffetta presso il punto d'arrivo e ci spostiamo con l'altra fino alla Torre Cannai, edificata a metà del '700 sotto il dominio Savoia a scopo difensivo, la torre è diventata una residenza privata negli anni '60 del secolo scorso per poi tornare al demanio solo qualche decennio fa.
Tutto il percorso si sviluppa su costa e per tutta la sua lunghezza non troveremo alberi o ripari che garantiscano ombra e refrigerio, pertanto ci assicuriamo di avere acqua a sufficienza e un copricapo adatto e ci mettiamo in marcia.
Per il primo tratto ci accompagnano il Toro la Vacca e il Vitello: tre isolotti che continueremo ad ammirare per tutta la costa sud. Qui il sentiero è semplice ed evidente, spesso segnato da frecce gialle, la costa è rocciosa e le insenature come quella di S'acqua sa Canna sono caratterizzate da spiagge di ciottoli e piatti lastroni di roccia. La vegetazione è composta principalmente da lentisco, cisto, ginepro e palme nane, e resterà invariata per tutto il percorso.
Arrivati a Capo Sperone possiamo constatare tristemente i danni dell'incuria e dell'abbandono e ci immaginiamo proprietari del villaggio fantasma che tempo addietro deve essere stato il vanto di questo tratto di costa, ma che ormai è solo un complesso di ruderi con una vista mozzafiato.
La punta sud dell'isola era in passato occupata da postazioni militari di cui restano le piattaforme per l'artiglieria pesante, alcune casermette distrutte ed un bunker. Per questioni di tempo rinunciamo alla salita fino alla stazione semaforica di "Sa Guardia 'e su Turcu" che nella prima metà del XX secolo fu riconvertita in stazione radio durante la Grande Guerra e poi in stazione radar durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi l'edificio è in totale stato di abbandono.
La parte ovest dell'isola è forse quella più suggestiva dal punto di vista naturalistico, ce ne rendiamo conto salendo un po' di quota ed ammirando il paesaggio dai balconi basaltici che caratterizzano la costa. Individuiamo alcune barche che fanno pescaturismo ed invidiamo un po' i clienti che staranno sicuramente assaporando pranzetti più succulenti di quelli che noi ci portiamo dietro nello zaino. Proseguiamo verso Porto Sciusciau ed ammiriamo dall'alto le splendide sfumature di verde dell'acqua e la "Grotta della Sirena", attorno alla quale sono ancorate alcune piccole imbarcazioni.
Superando alcuni suggestivi faraglioni passiamo da Portu su Casu e Portu su Trigu, i cui toponimi richiamano antichi commerci degli abitanti dell'isola, e arriviamo quindi alla baia della Mezzaluna. Da qui le rocce vulcaniche cambiano colore passando dal rosso al grigio chiaro e l'acqua prende sfumature di azzurro brillante che si intensifica in località Is Praneddas. Il desiderio di un bel tuffo è quasi irrefrenabile ma dobbiamo proseguire.
Restiamo su costa, non lontani dal sentiero più comodo, cerchiamo e troviamo l'Arco dei Baci, un arco di roccia diventato ormai meta turistica, e ci spingiamo più a nord per vedere l'insenatura di Porto Triga. Quest'ultima deviazione ci costringe ad un breve tratto fuori sentiero nella bassa macchia (evitabile), fino al ricongiungimento con la sterrata che ci porta a Cala Sapone, e ad una birra gelata tonificante.
Il consiglio per chi voglia camminare su questo tratto di costa è quello di percorrerlo in primavera, quando le temperature sono più miti e la fioritura colora la campagna.
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