Pasubio - La strada delle 52 gallerie

Strano lasciare l'Isola per un trekking sulle Prealpi Vicentine e ritrovarsi in qualche modo in Sardegna, con un po' di orgoglio ed al contempo sorpresa nel vedere l'impegno dei minatori sardi (la cui storia ho incontrato tanto spesso sui nostri sentieri) per lo sforzo bellico durante la Grande Guerra.

Ma iniziamo dal principio questo racconto: 

A metà maggio ricevo un invito dagli amici Alessandra e Umberto per un incontro con i compagni di viaggio del Toubkal. Felicissimo di rivedere tutti accetto, e finalmente qualche giorno fa ci incontriamo per un trekking sul Pasubio verso il Rifugio Papa, attraverso la strada delle 52 gallerie costruita durante la Grande Guerra al fine di poter arrivare da Bocchetta Campiglia a Porte del Pasubio senza esporsi al fuoco degli austriaci. Il progetto dell'Ing. G.Zappa prevedeva la costruzione di una rete di gallerie sul fianco della montagna e fu realizzato in gran parte dalla 33^ compagnia minatori del 5° regimento del Genio, tra febbraio e dicembre 1917. Per l'ultimo tratto dell'opera che va da Fontana d'Oro a Porte del Pasubio lo scavo delle gallerie fu portato avanti dal Plotone Minatori Sardo a cui è intitolata la 51^ galleria, oltre alla 52^ e ultima "Galleria Sardegna".

Questo fronte di guerra fu uno dei più impegnativi. L'attuale confine regionale tra Veneto e Trentino ricalca i vecchi confini tra Italia e Impero Austro-Ungarico, qui tra il Dente Italiano e il Dente Austriaco del Pasubio si svolsero battaglie tra le più sanguinose e spietate, tanto da giustificare la convinzione che "...il vivere fu ben più duro del morire". Lascio un LINK con maggiori informazioni sulla storia di questa montagna e sulla descrizione e l'intitolazione delle singole gallerie.

Il nostro trekking inizia nel primo pomeriggio del sabato con partenza da Baita Campiglia presso il  monumento che ricordando i soldati ci avvia al sentiero. Ci rendiamo subito conto di esser fortunati e di aver scelto l'orario migliore, percorriamo infatti l'intero tragitto incontrando poche persone e godendo appieno del paesaggio senza disturbo alcuno.

Il percorso è ovviamente caratterizzato dai passaggi nelle gallerie, alcune più lunghe e buie che richiedono l'uso di lampada frontale, altre brevi, talvolta finestrate con aperture che incorniciano splendide viste sul versante sud. Le gallerie più lunghe in alcuni casi salgono a spirale avvolgendosi su se stesse e testimoniando l'abilità dei minatori che le hanno scavate. L'aria fredda e umida bagna il calcare e rende necessario prestare attenzione ai propri passi per evitare di scivolare. Per ricordare il tempo in cui questa montagna non era silenziosa come oggi ma esplodeva tra spari e cariche di polveri nere, una delle gallerie radiali conserva un obice capace di colpire fino a 8 km di distanza. Sebbene sia inevitabile chiedersi lungo il tragitto: "quante gallerie mancano?", lo spirito giusto sarebbe tuttavia quello di domandarsi quale sia la successiva, a chi sia intitolata e perché. 

Non si deve però immaginare che lo spettacolo si limiti alle opere dell'uomo, è la natura che qui ha disegnato le opere più belle. Ogni uscita dalle gallerie regala meravigliosi panorami sulla montagna e la vallata sottostante. Spettacolari pinnacoli si susseguono lungo il sentiero, alternandosi a pareti verticali e ripidi canaloni  incuneati tra le pareti della montagna (vaj in dialetto vicentino), a tratti si incontrano verdi spazi e terrazzamenti sui quali si intersecano gli altri sentieri del Pasubio.

La prima parte della mulattiera corre sotto le rocce della Bella Laita e prosegue fino ad incrociare la  Val Camossara. Passiamo quindi sul Vaio del Pino e sul Vaio del Motto che in periodi di neve compatta accolgono ramponi e piccozze degli scalatori di questa zona, ora affacciarsi sui canali fa un po' impressione. Più avanti incrociamo il sentiero 332 che ripidissimamente sale verso il passo Fontana d'Oro, lo segno nella mia mente come "da fare", assieme alla ferrata che qui in vetta sovrasta la strada delle gallerie che stiamo percorrendo. 

Qui incontriamo tre camosci che si crogiolano al sole, il nostro passaggio li disturba un po', si spostano a monte e ci irridono fischiandoci dietro. Non manca tanto al Rifugio Papa, ci arriviamo dopo qualche sosta fotografica, giusto in tempo per la cena abbondante e per una birra fresca. 

Qui dove ora c'è il rifugio sorgeva dal maggio 1916 una vera e propria cittadina di baracche denominata "El Milanin" (la piccola Milano), che ospitava soldati con diverse specializzazioni e il Comando Settore del Pasubio, agli ordini del Generale Achille Papa (a cui è intitolato l'odierno rifugio) che progettò e fece realizzare il sistema difensivo e logistico che ha reso questa montagna inespugnabile. 


Dopo la cena percorriamo in notturna la Strada degli Scarubbi (sentiero CAI 370), una semplice carrareccia che ci riporterà in scarico al punto di partenza concedendoci di camminare e chiacchierare commentando la splendida giornata



Un grazie ai compagni di cammino per questa nuova esperienza,  ci incontreremo ancora sui sentieri magari proprio qui in Sardegna.




Commenti

  1. Bellissimo resoconto, puntuale e rispettoso, grazie Salvatore

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