Trekking delle Bocche di Bonifacio (con sofferta rinuncia)

Da diversi anni dedico i miei pochi giorni di ferie pasquali a trekking di più giorni. Di recente sono venuto a conoscenza di un percorso di tre giorni nel nord Sardegna, partenza da Isola Rossa e arrivo a Santa Teresa di Gallura. Il solito sondaggio tra amici per cercare compagnia, i consueti “forse… vedremo”, un’adesione che all’ultimo salta e la decisione di partire da solo.

Come per ogni trek in solitaria ci sono mille cose da ponderare: 

- per lo zaino punto sulla leggerezza o carico qualcosa in più? A cosa posso rinunciare? Decido di portare lo zaino piccolo 35l, dentro: tenda e sottosacco, acqua q.b., dotazioni standard trekking, cibo e un cambio. Fuori: il sacco (che in caso di pioggia sposterò) altra acqua, scarpette d’emergenza utili anche per scogli, il Garmin e l’antipioggia.

- variabili esterne: il meteo è ok, è prevista qualche nuvola che mi riparerà dal sole il secondo e terzo giorno, per il resto bello. Non conosco la zona né il terreno, ho le tracce e conto sul fatto che siano buone, ma è comunque un trekking su costa, quindi non mi perderò. Dovrei trovare acqua nei villaggi che incontro lungo il cammino.

- Piani B e vie di fuga: poiché la mia auto resta a Isola Rossa studio le vie d’uscita principalmente in base alle fermate ARST sulla SP90, anche se in ogni caso c’è sempre l’autostop. 

Partenza all’alba, tre ore e venti di auto e i primi passi da La Marinedda alle 9:30, la giornata è splendida. Da subito le scogliere granitiche di questo tratto di costa monopolizzano lo sguardo e da una baia all’altra il colore dell’acqua passa dal blu al verde. I toponimi come “Lu Poltu Pitrosu” rendono bene l’idea sul paesaggio. Anche i passaggi sul sentiero in questa prima parte sono semplici e a tratti suggestivi grazie ai graniti rossi. Perdo un po’ di tempo per le foto e mi dirigo verso Cala Canneddi e la sua ampia spiaggia sabbiosa. Da qui in avanti, pur tenendomi sulla costa, attraverso alcuni boschi di ginepri sotto i quali scorrono talvolta piccoli ruscelli. 

Su una breve sterrata incontro una coppia di turisti stranieri con cui scambio due parole, arriviamo assieme  alla spiaggia di Tinnari costituita da ciottoli levigati dal mare e dal Riu Pirastru che sfocia proprio qui. Con una piccola arrampicata alla fine della spiaggia si torna sul sentiero sul quale incontro un campo in stile hippy, e seguendo l’indicazione verso Li Cossi passo sopra la spiaggia rossa di Porto Leccio. Poco più avanti incontro il primo punto delicato, il sentiero é stato eroso lasciando un punto esposto, nulla di difficile ma la mente incrementa il livello d’attenzione.

Il sole si è fatto caldo e la risalita dalla magnifica spiaggia di Li Cossi si fa sentire, fortunatamente non molto oltre mi aspetta un baretto al porto di Costa Paradiso. Ottima birra e qualcosa da metter sotto i denti, lascio passare un’oretta per evitare il più possibile il caldo poi riprendo a seguire la costa. Presto dovrò constatare che la traccia che seguo non é buona (o aggiornata) quanto credevo. È una seconda tacca di incremento del livello di attenzione. Seguendo quello che un tempo era un camminamento cementato, poi distrutto dalla natura, arrivo ad un punto da cui non si può proseguire, devo quindi tornare sui miei passi, risalire verso le case e prendere per un tratto la strada asfaltata. 

Tornato sul sentiero mi ritrovo presto in un piccolo fiordo a Marina di Li Vaccaggi, da lontano sembra un paradiso ma una volta arrivato mi accorgo che i plasticoni portati dalle mareggiate deturpano l’arenile (sarà purtroppo così anche in altre cale). Risalito il pendio opposto trovo una vecchia roulotte che è diventata un cassonetto per reti, materassi e altra spazzatura. La mia meta non è lontana ed affretto il passo perché il sole si sta abbassando. Poco prima dell’arrivo, alla foce di Vena Niguledda, provo a cercare con molta difficoltà un passaggio asciutto. 

I pochi omini non aiutano, anche qui devo arrampicarmi un po’ per cercare una traccia di sentiero, riesco a scendere fino al torrente e lo seguo fino alla prima ansa. In qualche modo passo sulla sponda sinistra (destra orografica) e scorgo un omino, ma è un incasinato saliscendi per trovare un passaggio che dopo un po’ riesco a imboccare. Scollino e mi ritrovo finalmente a Cala Sarraina, soddisfatto per la bella e faticosa giornata monto la tenda e ringrazio un camperista parcheggiato li vicino che ha rabboccato le mie borracce.

Il clima è mite, il mare piatto, il tramonto splendido e silenzioso. Attendo che il sole sparisca e accendo la frontale, mi sistemo in tenda e riesco stranamente ad addormentarmi subito.

Tutto cambia all’improvviso, vengo svegliato dalla tenda sbattuta da forti raffiche di vento, devo piazzarmi sul lato sopravvento per zavorrare al meglio. Non posso uscire perché, essendo sulla sabbia, senza il mio peso l’effetto vela porterebbe via la tenda e al buio sarebbe un casino. Mi rassegno quindi a una notte difficile ma riesco comunque a dormire un po’. 

Alle prime luci esco con attenzione e smonto velocemente telo esterno, camera e catino (che perlomeno il vento ha asciugato dalla condensa), chiudo lo zaino e mi metto in cammino. Le condizioni non sono le migliori, il vento è forte e la traccia da seguire è sempre meno precisa. I passaggi dovrebbero essere perlopiù sul mare ma i sentieri sabbiosi sono stati in parte erosi ed alcuni tratti passano su massi e ciottoli o su instabili cornici di arenaria. I saliscendi tra una cala e l’altra sarebbero piacevoli, sebbene faticosi, se non dovessi far attenzione alle folate e al terreno instabile e se i colori fossero quelli del giorno prima. Certo il territorio resta meraviglioso: Golfo li Moli, la bella spiaggia di Cala di Faa, le sabbie stratificate prima di Portobello… ma arrivano anche le prime gocce di pioggia e deve essere presa una decisione.

I parametri sono tre: la sicurezza, la difficoltà pratica, il divertimento.

Non avendo mai percorso prima il tratto di costa che manca ed avendo trovato alcuni punti un po’ esposti nella giornata precedente non ritengo sia completamente sicuro proseguire con questo vento, forse sarebbe diverso se non fossi solo. Per quanto riguarda le possibili difficoltà, se continuasse a piovere e se fossero confermate le previsioni di pioggia per la notte mi troverei a dover camminare infreddolito con lo zaino più pesante e dovrei fare i conti col terreno scivoloso. Infine sto iniziando a preoccuparmi più di quanto mi stia divertendo quindi, a malincuore, decido di usare la via di fuga di Portobello di Gallura. 

È una lottizzazione privata quindi l’accesso non sarebbe consentito, lo scopro però solo arrivato al cancello d’ingresso dove la guardia m’informa. Metto la maschera della contrizione ringrazio e saluto, passo sull’asfalto, perdo l’autobus ma trovo un signore gentilissimo che fortunatamente sta andando ad Isola Rossa e mi dà un passaggio. 

Bilancio comunque positivo, panorami meravigliosi, incontri con biacchi, rane, tartarughe e cinghiali. Nuove esperienze e maggiore consapevolezza, tanti motivi in più per tornare e… un po’ di rammarico. Alla prossima.



PS: non riporto la mia traccia perché è sporca, chi la volesse può comunque chiedermela.

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