Creste dell'Arcuentu



Si tratta di un trekking consigliato ad escursionisti esperti, sebbene non vi siano difficoltà tecniche rilevanti non lo classifico come semplice percorso escursionistico per diversi motivi. Innanzitutto trattandosi di trekking sulle creste il sentiero non è sempre evidente pertanto è bene seguire percorsi già tracciati, in secondo luogo le salite in alcuni tratti possono essere faticose, soprattutto in prossimità dell'arrivo in vetta.

Il nostro punto di partenza è nella parte a Nord Ovest del complesso montuoso in località "Mitza su Rei", ci sposteremo quindi verso Sud Est fino all'eremo di Fra’ Nazareno in cima al monte Arcuentu, percorrendo circa 9km in cresta ed altri due tra avvicinamento e rientro. 



Raggiunto "Cuccuru Abis" si procede tra roccia e pendii erbosi verso "Su Lunaxi" da qui costeggiando la roccia si arriva ad una suggestiva fenditura tra due pareti di pietra attraversando la quale si può discendere leggermente il versante opposto addentrandosi in un piccolo bosco di lecci e macchia mediterranea, per proseguire in un saliscendi su roccia talvolta interrotta da brevi tratti di terreno con vegetazione bassa e arbustiva o da pietraie sulle quali occorre fare attenzione. Passato M.Genna Limpia si procede sempre in quota verso Arcuenteddu, questo può essere il luogo ideale per una breve sosta pranzo.

L'ultimo tratto è il più impegnativo, si sale nuovamente girando attorno all'Arcuentu fino all'ultimo strappo che ci consente di arrivare al bosco di lecci che in vetta nasconde l'eremo che è stato dimora per importanti figure religiose del '900, ne sono testimonianza le stazioni della Via Crucis che si incontrano nel tratto più ripido del percorso. Dalla sommità il panorama è magnifico. Dall'inconfondibile piana di Arborea passando per il golfo di Oristano, lo sguardo spazia, in un giro ideale, per: Montiferru, Monte Arci, Sette Fratelli, piana del Campidano, Massiccio del Linas e chiude il cerchio con la splendida costa Verde.


Mentre alcune coppie di rapaci volano danzando sulle nostre teste, una piccola sosta meditativa è d'obbligo prima di affrontare la discesa che ci ricondurrà verso l'arrivo. Anche il rientro non è banale, dopo la prima parte molto ripida una distesa erbosa ci porta verso un sentiero immerso nel fitto bosco dove i lecci strozzati dalla salsapariglia sembrano offrire rossi gioielli a grappolo al viandante. L'arrivo su strada chiude una meravigliosa e faticosa giornata.

Dal punto di vista geologico il massiccio riserva molte sorprese, un'altissima concentrazione di dicchi spettacolari trasforma la montagna in un drago addormentato con le creste d'osso sulla schiena. Le rocce sono principalmente basaltiche, a testimonianza delle eruzioni risalenti all'Oligocene, tuttavia c'è ampia presenza di roccia calcarea e conglomerati, particolarmente evidenti in alcuni spettacolari crolli visibili lungo il
percorso. 

Dal punto di vista visivo si è stupiti dalla fragilità di alcune formazioni "mangiate" dalle intemperie in contrasto alle solide e incrollabili pareti verticali. Talvolta inoltre ci si imbatte in incredibili fessurazioni che mostrano la fragilità di speroni rocciosi a prima vista solidi.  Non è raro incontrare formazioni dalle forme antropomorfe o che concedono alla fantasia paragoni col mondo animale o vegetale. Insomma, uno spettacolo di pietra dall'inizio alla fine.







(NB: nel percorso linkato non ho tracciato l'ultimo tratto di asfalto che chiude l'anello, qualora non si abbia la possibilità di organizzare una staffetta tra punto di partenza e di arrivo bisogna aggiungere tre quarti d'ora di camminata su strada).

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