Escursione Miniere nel Blu




TRACCIATO DEL PERCORSO

Il percorso da Masua a Cala Domestica, denominato "Miniere nel blu", è un Trekking impegnativo di grande valore storico ed ambientale, si può osservare il Pan di Zucchero da una prospettiva inedita, ammirare il blu abbagliante del mare, il verde prepotente della macchia mediterranea, il rosso della terra viva delle miniere. Dal punto di vista storico le suggestioni sono date dalla presenza costante dello spirito dei minatori che su questi sentieri hanno lasciato le loro tracce.


Il percorso

La prima parte del percorso è la più impegnativa, si percorre una fenditura nella valle tra Punta Buccione e Monte Nai e si potrà osservare l'intera costa e il Pan di Zucchero dall'alto. Attraversando un fitto bosco di ginepri si giunge ad un meraviglioso prato di asfodelo, con lo sfondo blu del mare. Un canyon ci condurrà nel Porto di Canal Grande, una baia caratterizzata da una scogliera a strapiombo sul mare di oltre 100 metri che è il paradiso degli appassionati di geologia. Risalendo lungo un ripido sentiero si giunge all'altopiano roccioso di Punta Cubedda. Successivamente si arriva ad un altro punto panoramico con vista mozzafiato sulla baia di Porto Sciusciau con delle piccole grotte e cavità scavate nella roccia. Il  percorso conduce infine a Cala Domestica, con le sue dune di sabbia finissima, le sue colline rocciose e il suo mare turchese.


Approfondimenti

La storia della miniera.

I lavori di sfruttamento delle risorse minerarie iniziarono ben prima della rivoluzione industriale. Già nella prima metà del XVII secolo gli Esquirro di Cagliari ottennero il diritto di coltivare tutte le miniere della zona sudoccidentale dell'Isola, compresa Nebida. L’attività estrattiva su scala industriale cominciò tuttavia nella seconda metà dell'800 con la concessione per lo sfruttamento ottenuta dalla Società Anonima di Montesanto che mirava principalmente all'estrazione di piombo e zinco. In pochi decenni la miniera di Masua si trasformò in una delle realtà industriali più importanti della Sardegna, con oltre 700 addetti. Nel 1911 la miniera fu tra le prime ad utilizzare la corrente elettrica per alimentare il motore trifase dell’argano di un pozzo interno. Negli anni '20 del novecento la "Sociétè de la Vieille Montagne" incorporò la miniera in un unico grande complesso minerario, unendola alla concessione di Montecani ed alla miniera di Acquaresi.
L’iniezione di capitali permise l’ammodernamento delle attrezzature ed un loro più razionale funzionamento, conferendo un rinnovato impulso all’attività estrattiva. A causa della particolare posizione logistica degli impianti, nel 1924 la Società affidava al Direttore, l’Ingegnere Cesare Vecelli, il compito di risolvere il problema dei tempi e dei notevoli costi connessi alle modalità di imbarco del minerale destinato alle fonderie del nord Europa. In breve tempo il sagace progettista concepì un’opera di ingegneria senza precedenti nel panorama mondiale. Si trattava di un innovativo porto, addirittura a picco sul mare, cui l’Ingegnere diede il nome della diletta figlia: Flavia. Porto Flavia, interamente scavato nella roccia, attraverso una galleria di carico, con 9 silos di stoccaggio alti 18 metri capaci di contenere 10.000 tonnellate di minerale ed una seconda galleria inferiore, attrezzata con un nastro trasportatore estensibile, consentiva di caricare il minerale direttamente nella stiva dei bastimenti. L’ingegnosa soluzione permetteva di ridurre i costi e i tempi per l’avvio del minerale verso il continente, eliminando la laboriosa attività di trasporto che
fino a quel momento avveniva con l’ausilio delle bilancelle, piccole imbarcazioni a vela latina che continuamente facevano la spola tra gli approdi prossimi alle miniere e il porto di Carloforte, unico scalo ove potessero attraccare navi mercantili di grosso tonnellaggio.
Negli anni cinquanta gli impianti di Nebida e Masua costituivano un polo di primaria importanza per il trattamento del minerale, proprio in questo periodo fu realizzato  un moderno impianto di flottazione capace di lavorare 300 tonnellate di minerale al giorno. Risale agli anni Settanta la coltivazione dei solfuri e degli ossidati della miniera di Acquaresi. I giacimenti erano collegati con l’impianto di trattamento di Masua mediante una moderna galleria di carreggio lunga 12 km denominata Ornella. L’attività mineraria si è conclusa definitivamente nell’anno 1991, mentre gli impianti hanno continuato a funzionare fino al 1997. Grazie all’intervento di recupero e restauro posto in campo dall’IGEA S.p.A negli anni Novanta, oggi il mirabile impianto è tornato a nuova vita, costituendo una fra le mete turistiche più significative della Sardegna. Il sito accoglie ogni anno migliaia di visitatori, stupefatti per la bellezza del luogo ed il genio delle sue strutture.


Note geografiche e geologiche

Le rocce costiere sono costituite da arenarie quarzoso-feldspatiche, argilliti, scisti arenacei e siltiti  e da dolomia rigata, dolomia grigia massiva e calcare ceroide appartenenti alla Formazione di Gonnesa. Nei livelli arenacei ed in quelli argillosi sono presenti i trilobiti.
Tra Buggerru e Masua il “metallifero” termina con una falesia alta e continua sul mare, interrotta soltanto dalle piccole insenature di Buggerru, Cala Domestica e Canal Grande. Più a sud, in corrispondenza degli “argilloscisti di Cabitza” e della “puddinga ordoviciana”, la costa diviene più articolata e meno ripida ed è caratterizzata dall'affioramento degli scogli come il Pan di Zucchero (che raggiunge i 133 metri di altitudine e copre un'area di 3,72 ettari), di calcare ceroide cambriano, chiazzato di ”dolomia gialla”.
In quest’ambiente si inserisce Canal Grande, una località meravigliosamente incontaminata. La Cala si trova in una zona oggi debolmente frequentata, ma che un tempo era percorsa dai mezzi delle miniere in quanto punto d’imbarco di minerale. Il paesaggio naturale è stato profondamente segnato dalle miniere: scavi a cielo aperto, discariche, strade, opere varie, oltre a costruzioni industriali e ad abitazioni dei minatori, costellano valli e versanti.

Va segnala la presenza nei pressi di Nebida di un importante affioramento che testimonia il contatto tra due periodi geologici, la cosiddetta "Discordanza Sarda". Questo affioramento è ubicato nella litoranea tra Fontanamare e Nebida e rappresenta il contatto stratigrafico tra i conglomerati dell'Ordoviciano superiore (Puddinga - Formazione di Monte Argentu) e gli scisti di Cabitza del Cambriano medio - Ordoviciano inferiore.


Vegetazione locale

Procedendo dal mare verso l’interno, è possibile osservare in successione alcuni degli ambienti tipici della zona costiera, talvolta sottoposti a interventi di rimboschimento anche a seguito degli effetti dello sfruttamento minerario. Si passa dalle specie tipiche degli ambienti sabbiosi alle pinete artificiali.

La vegetazione più tipica e diffusa è quella delle spiagge e delle dune, in particolare quella costituita dall’associazione lentisco – ginepro. La vegetazione sulle dune è costituita da boscaglie a ginepro rosso, mentre nei pianori retro-dunali a sabbie più compatte e umidificate, meno esposti all'azione dell’aerosol marino si trovano le formazioni di Ephedra.
Allontanandosi dalle sabbie la presenza di micro-boschi o formazioni di macchia, è costituita da arbusti prostrati e fortemente modellati dal vento a prevalenza di ginepro fenicio e olivastro.


Curiosità:

Nel 1882 il diciannovenne poeta Gabriele D’Annunzio sbarcava in Sardegna. Fu un'esperienza che riportò in alcuni celebri componimenti e soprattutto in un reportage intitolato Masua, pubblicato sulla rivista Cronaca Bizantina. La sua prosa verista descrisse con vivida crudezza le difficili condizioni di vita dei minatori ed il loro diuturno lavoro:
“Escono dal buio della miniera, come ombre, e rientrano nel buio della casa, attraversando
ebeti quel tratto di sole e di verde senza emettere più ampio il respiro”

La miniera di Masua fu elogiata nel 1869 da Quintino Sella (più volte Ministro delle Finanze del Regno, Studioso in ambito minerario, Docente, e soprattutto alpinista e fondatore del Club Alpino) per l’ottima organizzazione e condizione del lavoro.



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